Nel corso degli anni le teorie elaborate per spiegare i fenomeni ipnotici sono state molteplici.

Sebbene la discussione sia ancora molto aperta, nei limiti ristretti di questo articolo, potremmo cominciare a definire l’ipnosi come uno stato mentale naturale, ovvero uno stato di coscienza che caratterizza costantemente l’essere umano.

In quanto connaturata alla struttura psicofisica dell’uomo, l’ipnosi come stato mentale è nata, quindi, con l’uomo e, con varie denominazioni, è stata utilizzata dai vari popoli nei modi più svariati: per fini religiosi, terapeutici, di crescita personale, come ad esempio nello Yoga e in altre discipline e così via. Fattore comune era il desiderio di cambiamento da parte della persone che si sottoponeva a tali pratiche.

Così come si sono succeduti con il tempo i promotori del cambiamento, allo stesso modo si sono evolute le teorie sottostanti portando un interesse anche scientifico in questo campo.

 

Ipnosi: da Freud alle terapie brevi

Già prima di Freud e ancora dopo di lui si pensava che l’uomo fosse capace di cambiare soltanto acquisendo una maggiore consapevolezza di se stesso. Compito del terapeuta era facilitare questo processo.

Negli ultimi anni l’interesse si è spostato dall’intrapsichico al relazionale. Oggetto di studio non è più il singolo individuo ma il rapporto terapeutico e il sistema in cui il paziente è inserito. Così è cominciata a farsi strada l’idea che il cambiamento potesse avvenire non tanto per opera di uno solo dei membri della relazione terapeutica ma per come entrambi riescono ad influenzarsi e manovrarsi utilizzando strategie e tattiche facilitanti il cambiamento, come l’ipnosi.

L’attenzione dunque si sposta da ciò che la persona è in grado di esperire all’interno della relazione ipnotica, intesa come esperienza duale e non individuale.

Oggi le tecniche di induzione ipnotica sono così varie che è difficile differenziare la relazione ipnotica da altri tipi di relazione.

 

L’ipnosi nella pratica clinica breve

Nell’ambito delle Terapie Brevi, l’ipnosi viene considerata un rapporto di influenza interpersonale in cui c’è una persona chiamata ipnotista che tiene delle condotte tese a far sì che i propri desideri diventino motivazioni per l’altro, in modo che si creino emozioni, atteggiamenti, aspettative e comportamenti favorevoli nei confronti di quello che si vuole produrre (Gulotta, G. Lo psicoterapeuta stratega, Franco Angeli, Milano, 2005).

In generale è importante sottolineare come l’ipnotista per riuscire ad indurre nel soggetto uno stato di coscienza particolare, definito trance, usa le stesse manovre e tattiche che si userebbero per ottenere una buona psicoterapia. Ne è un esempio la Disseminazione, una tecnica di Milton Erickson ovvero uno dei più autorevoli teorici dell’ipnosi clinica e della terapia breve.

La Disseminazione consiste nell’introdurre nella normale conversazione delle parole che fungono da lampadine che si accendono per richiamare l’attenzione da parte del paziente (Erickson M.H., Rossi E.L., Ipnositerapia, Astrolabio, Roma, 1982). Questo tipo di strategia si costruisce attraverso tre passaggi:

  1. Determinare il significato profondo che si vuole trasferire al soggetto;
  2. Costruire mentalmente una frase o una serie di frasi che comunichino questo messaggio indirettamente e senza riferimenti espliciti alla situazione problematica;
  3. Disseminare nel discorso qualche messaggio occulto che ne costituisca la trama terapeutica.

Haley ci parla inoltre delle tecniche di Induzione (Haley J., Strategie della psicoterapia, Sansoni, Firenze, 1971), intese come manovre per definire la relazione come complementare. La suggestione è, dunque, una manovra consistente in una classe di messaggi che stabilisce che tipo di relazione c’è tra due persone. La persona è suggestionabile o ipnotizzabile quando accetta un rapporto complementare in cui è “one-down”, segue cioè le istruzioni di chi è “one-up” (l’ipnotista).

Al di là delle tecniche descritte, in conclusione, è importante ricordare che l’ipnosi è uno stato mentale naturale ed è per questa ragione che tutti sono in grado di ipnotizzare! Basta saper suonare le corde idonee, in quel momento, ed evocare precisamente quegli atteggiamenti, quelle aspettative, quelle motivazioni, quei comportamenti che ci si sta proponendo insieme al paziente.

 

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