Parlare di motivazione in psicoterapia significa anche e soprattutto parlare di aspettativa.

Esiste una vasta letteratura in merito ai temi dell’aspettativa, dell’attesa e dell’effetto placebo. Sappiamo da molti studi condotti in doppio cieco che le società farmaceutiche e mediche e altri ricercatori hanno sostenuto che l’effetto placebo è efficace nel produrre sia cambiamenti fisici che mentali nelle persone.

Ad esempio in alcuni dei suoi lavori, Kirsch, ritiene che la psicoterapia è più efficace quando le persone hanno aspettative positive. Questo autore ritiene che la psicoterapia sia un placebo. Quando le persone si aspettano dei cambiamenti in merito alle loro reazioni e risposte, le loro aspettative possono produrre dei cambiamenti.

 

Utilizzare la motivazione in terapia

La motivazione delle persone che arrivano nella nostra stanza di psicoterapia rappresenta una delle spinte più potenti verso il cambiamento.

Se ben utilizzata, infatti, la motivazione può sorprendentemente portarci ad acquisire informazioni importanti sulla persona che abbiamo di fronte. Ad esempio informazioni sulle risorse che hanno permesso alla persona di mantenere una motivazione così elevata nonostante il peso del problema che ci portano.

Molto utile nell’ambito del colloquio clinico potrebbe essere, per esempio, chiedere alla persona di indicare quanto si sente in grado di affrontare il problema su una scala da 1 a 10.

Se il voto è alto (per esempio 6,7,8), possiamo dire “Mi sembra molto motivato a superare questo problema. Mi faccia capire cosa l’ha aiutata a sviluppare questa forte motivazione?”. E se il voto è basso (per esempio 2) chiediamo: “come mai non si è dato 1?”: molte persone rispondono elencando una-due caratteristiche che permettono loro di essere a quel punto.

Cogliere opportunità laddove gli altri non vedono nulla genera un incremento della motivazione nelle persone, rimandando a queste ultime il valore delle proprie risorse aiutandola ad immaginare cosa c’è oltre il problema (de Shazer et al., 2006).

 

La Teoria del cambiamento

Un altro modo per conoscere la motivazione della persona è indagare la sua “Teoria del cambiamento” ovvero indagare ciò che lui pensa possa essergli o non essergli utile per stare meglio.

Chiedere alla persona cosa, secondo lei, serve per cambiare e stare meglio, permette di trovare una strada collaborativa e vantaggiosa perché perfettamente adeguata alle caratteristiche, credenze, motivazioni e possibilità della persona stessa, riducendo pertanto le resistenze.

Il terapeuta diventa sempre più un facilitatore, che aiuta il paziente nel proprio percorso, nel proprio viaggio, favorendo il suo naturale sviluppo. Questo, comunque non significa che il terapeuta rinunci alla sua teoria e al percorso che avrebbe seguito: aver indagato la teoria del cambiamento del cliente consente di far sì che quel percorso sia il più possibile ritagliato sulle caratteristiche e sulla motivazione di chi si ha di fronte.

                                                      Simonetta Bonadies
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center
for Single Session Therapy

Bibliografia

  • Cannistrà, F. Piccirilli, F. (2018). Terapia a Seduta Singola. Principi e pratiche. Giunti Editore
  • Hoyt, M.F. Talmon, M. (2018). Capturing the moment. Terapia a seduta singola e servizi walk-in. CISU Editore

 

 

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