La parola Terapia (ϑεραπεία: “prendersi cura”) spesso si associa ad un problema da cui guarire, quasi escludendo nel senso comune l’ampio raggio di possibilità degli interventi di cura.

Nelle Terapie Brevi non si registra solo una focalizzazione che “restringe” la dimensione tempo, ma si promuove un lavoro (ed un mindset) in cui si “ampliano” le possibilità di scelta, attraverso azioni che smuovono risorse e sbloccano (e attivano propositivamente) emozioni.

“Se vuoi vedere, impara ad agire” e “Agisci sempre in modo da aumentare il numero di scelte possibili” (gli imperativi del noto epistemologo Heinz von Foerster) ben rappresentano la logica di intervento delle Terapie Brevi, in generale, e delle Terapie Brevi in Età Evolutiva, in particolare.

Si tratta di una difficoltà o di un problema?

Nel contesto delle Terapie Brevi, nella definizione operativa della situazione, su cui si richiede un intervento, diventa importante definire sin dalle prime battute se si tratta di una difficoltà o di un problema.

Questa definizione può comprendere gradi differenti di complessità in funzione dell’impatto che difficoltà e problemi possono avere sui contesti in cui si manifestano o del numero di persone coinvolte nella loro strutturazione.

La definizione operativa comprende quindi la valutazione di come funziona la situazione focus, chi coinvolge, dove, quando e da quanto tempo e cosa si è fatto (o non fatto) nel tentativo di risolvere ma che, anziché migliorare, ha determinato il mantenimento, e talvolta il peggioramento della situazione (Tentate Soluzioni Disfunzionali).

Inoltre, diventa fondamentale comprendere, in una visione di traiettoria di sviluppo e di compiti evolutivi, la funzione semantica e pragmatica della situazione su cui si sta ponendo il focus.

Come si colloca questa situazione in funzione della traiettoria di sviluppo e dei compiti evolutivi?

Questa è una delle prime domande che vengono formulate nelle Terapie Brevi in Età Evolutiva.

La sessualità in questo scenario apre diversi interrogativi da cui emergono in chiave “romantica”, e anche “meno romantica”, le nostre visioni della realtà, i condizionamenti socio-culturali, i timori, le aspettative, fino ad arrivare alle particolari sensibilità indotte dalle esperienze personali dirette ed indirette.

Così, può divenire una difficoltà (e talvolta un problema) il come affrontare il tema “come nascono i bambini”, soprattutto quando i bambini hanno superato la fase “col cavolo la cicogna”.

Così, tanti interrogativi del mondo “adulto” (che accompagna, assiste e vive lo sviluppo dei bambini e ragazzi in crescita) denotano spesso difficoltà di approccio al tema che talvolta possono evolvere in problemi di comunicazione e relazione.

E se “si bruciassero le tappe”? E se i bambini non fossero ancora pronti a capire la “meccanica di funzionamento”? E se fossero venuti a contatto con contenuti che potrebbero traumatizzarli?

E se la loro attenzione all’esplorazione del loro corpo denotasse altro oltre al fisiologico bisogno di conoscersi e sperimentare il piacere? Se fosse il segnale di una sessualizzazione precoce o di un disagio ansioso o ossessivo?

E se cogliessero i genitori in intimità?

E se si registrassero comportamenti di masturbazione “esibiti” anche in classe?

E se si scoprissero delle immagini o dei video inopportuni nelle chat di gruppo e/o personali?

E se non avessero ben chiari i rischi e l’importanza di alcune scelte?

E se si arrivasse dopo a scoprire che dovevamo parlarne prima? E se non si riuscisse a parlarne?

E se non si facesse il “discorsetto” in maniera efficace e al momento giusto?

E se si lasciassero influenzare da informazioni inesatte o poco corrette e complete?

E se si trovassero in situazioni più grandi di loro?

E se vivessero male la loro prima volta?

E se vivessero oltremodo male il loro corpo?

E se non riuscissero a capire chi sono e che cosa vogliono?

E ora la domanda è: quali sono le domande dei bambini e dei ragazzi sulla sessualità?

E soprattutto, come trovano le loro risposte? E una volta trovate le risposte, come costruiscono il loro bagaglio di conoscenze che si traducono in consapevolezza?

Quali diventano quindi gli scenari di incastro tra queste diverse visioni della realtà (mondo adulto e mondo bambini ragazzi in crescita) nelle percezioni e reazioni di fronte a difficoltà e problemi di comunicazione/relazione sulla sessualità?

La sessualità è un grandissimo contenitore che ci accompagna tutta la vita: è misura e funzione di piacere, indicatore di sviluppo, comunicazione, relazione, identità e adattamento.

Sullo sviluppo sessuale nelle diverse fasi di vita abbiamo abbondanza di teorie e visioni terapeutiche, sin dagli albori delle discipline psicologiche.

La dimensione “sessualità” assume quindi un rilievo significativo nelle Terapie Brevi in Età Evolutiva e diventa frequentemente un argomento di valore sistemico-strategico, sia negli interventi indiretti attuati con i genitori, sia negli interventi sistemici con la famiglia e con le scuole, sia negli interventi diretti con gli adolescenti.

 

D’altronde, “prendersi cura” corrisponde al dare valore alle esperienze di crescita, intervenendo su difficoltà e problemi e promuovendo al contempo una visione di benessere che nasce anche dal “piacere di piacersi e di piacere”, ossia da una buona relazione con sé stessi, con gli altri e con il proprio mondo.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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