Quando si parla di emergenza si parla spesso di Primo Soccorso Psicologico (PSP).

La psicologia dell’emergenza si occupa di situazioni critiche, fortemente stressanti, che mettono a repentaglio le routine e le ordinarie capacità di coping dell’individuo e delle comunità di fronte ad avversità di ampia magnitudo, improvvise ed urgenti. Si tratta di un insieme di pratiche e di saperi utili a comprendere e sostenere le menti individuali e collettive che fronteggiano eventi potenzialmente distruttivi, prima, durante e dopo il loro manifestarsi (F. Sbattella, 2009).

Il primo soccorso psicologico è Secondo Sphere (2011) e IASC (2007) rappresenta una risposta umana e di sostegno a un altro essere umano che sta soffrendo e che potrebbe aver bisogno di aiuto.

 

Stato dell’arte

In Italia, la componente psicologica è stata nel tempo inclusa nella gestione dell’ emergenza anche su un piano legislativo ed istituzionale.

La legge n. 225 del 24 febbraio 1992 indicava i Criteri di massima per l’organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi, emanati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile. Con il Decreto ministeriale del 13 febbraio 2001 si introduce come parte integrante delle indicazioni per il coordinamento operativo dell’ emergenza anche l’attività di assistenza psicologica alla popolazione. Tale attività è stata ulteriormente dettagliata nella Direttiva del Capo Dipartimento della Protezione Civile del 2 maggio 2016.

Inoltre, anche dal punto di vista culturale e operativo, è in corso in Italia un processo di riconoscimento del ruolo cruciale che la psicologia ricopre nel progettare e realizzare interventi di sostegno alla popolazione in situazioni critiche.

Cose da sapere in emergenza

Il Primo Soccorso Psicologico nasce dall’esigenza di dare una risposta immediata, strutturata e coordinata in situazioni definite di emergenza e al correlato disagio socio-psicologico. Si tratta di uno strumento applicabile sia su larga scala sia su casi singoli. Durante e nelle fasi immediatamente successive all’evento stressante e potenzialmente traumatico.

La maggior parte dei professionisti che lavorano nel campo della salute mentale, ignora che il Primo Soccorso Psicologico non è un intervento esclusivo di specialisti. Non è infatti una forma di counselling professionale, né debriefing psicologico. Non richiede a chi lo pratica un’analisi di quanto accaduto alla persona. Si tratta, invece, di una forma di supporto pratico e non invadente, un conforto che presuppone un ascolto non professionalizzato.

Nell’ultimo decennio, gli psicologi italiani sono stati chiamati a intervenire in condizioni di emergenza all’interno del sistema di Protezione Civile Nazionale in aiuto alle popolazioni colpite dai vari sismi (ad es. 2009 in Abruzzo, 2012 in Emilia) o da alluvioni (ad es. in Liguria e in Veneto).

Anche nell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo oggi la componente psicologica ricopre un ruolo fondamentale. Basti pensare che il governo italiano, dalle scorse settimane, ha scelto di avvalersi di una task force composta anche da psicologi.

Quello che oggi ci viene chiesto in quanto specialisti della salute mentale è di offrire un intervento di Primo Soccorso Psicologico professionale. Ovvero essere in grado di intervenire sulla salute mentale in condizioni di emergenza. Ecco allora che diventa fondamentale imparare a gestire tempo e risorse per aiutare le persone in breve tempo a ritrovare il benessere psicologico perduto.

Terapie brevi in emergenza

Le Terapie Brevi sono di grande aiuto quando siamo chiamati a far fronte a situazioni di emergenza. Vi proponiamo di seguito qualche suggerimento pratico che potrà tornarvi utile qualora sarete chiamati a dover sostenere un colloquio di supporto psicologico nell’ambito dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

  1. Definisci un obiettivo preciso: quando si lavora in emergenza spesso capita di poter sostenere con la persona un solo ed unico colloquio. Definire l’obiettivo che si intende raggiungere è fondamentale perché permette al clinico di seguire una mappa ben preciso ed al contempo permette alla persona di sentirsi guidata verso una meta precisa.
  2. Valorizza le risorse: la persona sopravvissuta ad una emergenza conosce bene tutte le situazioni difficili a cui è sopravvissuto. Ripercorrerle e sottolinearle serve a poco. Più utile è far emergere le risorse della persona, aiutandola a scoprire tutte quegli aspetti di sé che lo hanno aiutato a resistere e/o a sopravvivere.
  3. Assegna un compito: assegnare un compito è molto utile quando si lavora in emergenza. Soprattutto quando si pensa di non poter rivedere la persona per successivi colloqui. Il compito amplifica l’efficacia del colloquio e permette alla persona di consolidare quanto fatto durante quel singolo incontro.

Le emergenze sono solo alcuni dei contesti nei quali le Terapie Brevi risultano efficaci. Per conoscere altri ambiti di applicazione partecipa ai nostri Open Day.

 

Simonetta Bonadies
Psicologa, Psicoterapeuta
Team dell’Italian Center for Single Session Therapy

 

Scarica gratis l'ebook sulle Terapie Brevi

Bibliografia

  • F. Cannistrà, F. Piccirilli. Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Giunti editore
  • F. Sbattella. Manuale di Psicologia dell’emergenza. Franco Angeli editore, 2009
  • The sphere project.  Humaitarian Charter and Minimum Standards in Humanitarian Response. 2011 edition
  • Iasc Guidelines on Mental Health and Psychosocial Support in Emergency Settings. Iasc Inter-agency Standing Commettee, 2007.