Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il 4% della popolazione mondiale soffre di depressione. Si stima che entro il 2030 la depressione diventerà la prima causa al mondo di giornate di lavoro perse per disabilità, superando il primato storico delle malattie cardiovascolari.

Sebbene sia in crescita il numero di uomini che chiedono aiuto, la depressione resta un fenomeno con prevalenza femminile: 3 pazienti su 4 sono donne.

Una sofferenza che tocca ogni fase della vita e va oltre l’appartenenza socio-economica.

Aspetti relazionali nella depressione

Già Freud in “Lutto e melanconia” aveva messo in rilievo la componente relazionale della depressione. Egli affermava: “Se si ascoltano con pazienza le molteplici e svariate autoaccuse del melanconico, alla fine non ci si può sottrarre alla impressione che spesso la più intense di esse si attagliano pochissimo alla persona del malato e che invece con qualche insignificante variazione si adattano perfettamente a un’altra persona che il malato ama, ha amato, o dovrebbe amare“.

La depressione ha un effetto molto evidente sulle relazioni. Sebbene ad oggi la maggior parte degli studi si sia focalizzata sul rapporto di coppia, da qualche anno sono diventate più frequenti le osservazioni sul “sistema depressivo”.

Senay, che per primo ha applicato la Teoria Generale Dei Sistemi alle sindromi depressive, ritiene che la depressione si verificherebbe in un sistema incapace di rispondere mediante adeguati meccanismi cibernetici al cambiamento di equilibrio interno apportato da perturbazioni (perdite, stress) provenienti dall’esterno.

L’intervento sistemico-strategico

Una delle prime questioni da affrontare è capire quali altre persone sono coinvolte nella depressione portato dal paziente. Spesso, infatti, la persona costruisce intorno ai sintomi depressivi una rete di Tentate Soluzioni Disfunzionali che possono coinvolgere altri membri della famiglia e/o della coppia (Loriedo, 2004). Questi, nel tentativo di aiutare la persona direttamente coinvolta dal punto di vista sintomatologico o di spingerlo all’azione (Nardone & Portelli, 2005), inevitabilmente provocano un nuovo fallimento.

Il Terapeuta Sistemico-Strategico non andrà alla ricerca delle presunte cause del malessere ma cercherà di comprendere come esso si manifesta e si alimenta.

Le domande che guideranno l’intervento nella cura della depressione saranno:

  1. Cos’è che, oggi, continua a mantenere in vita il problema?Quali comportamenti, quali atteggiamenti, quali percezioni trattengono la persona nel pantano depressivo, impedendole di uscirne fuori una volta per tutte?
  2. Cos’è che, oggi, sta funzionando e possiamo utilizzare?Quali sono quelle cose che la persona ha già fatto, e magari continua a fare, che in qualche modo possono essere utili a risolvere il problema, una volta che saranno adeguatamente migliorate e potenziate?
  3. Quali risorse personali il paziente può mettere in campo per far fronte al problema? Come può la persona riappropriarsi di quelle competenze che teme di aver perso o che pensa di non possedere affatto?
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Bibliografia

  • Yapko, M.(1998). Rompere gli schemi della depressione. Milano: Ponte alle Grazie, 2002.
  • Loriedo, C. Strategie e stratagemmi della psicoterapia. Tecniche ipnotiche e non ipnotiche per la soluzione, in tempi brevi, di problemi complessi. Franco Angeli, 2004.
  • Loriedo, C. Relazioni familiari e intervento sistemico nella depressione. Rivista Europea di Terapia Breve Strategica e Sistemica, N.1, anno 2004.
  • Nardone, G. Portelli, C. (2015). Cambiare per conoscere. Lo sviluppo della Terapia strategica breve. TEA editore, 2015.
  • Senay, E. (1973), General Systems theory and Depression, in Scott, J., Senay, E. (Eds.), Separation and Depression: Clinical and research Aspects, American Association for the Advancement of Science, Washington.