[Il caso clinico in questione NON è reale. Si tratta di un esempio che prende spunto da più situazioni modificate e rese irriconoscibili]

 

Claudia (nome di fantasia), 19 anni.

C: Non mi piaccio. Non riesco nemmeno a guardarmi nuda allo specchio e sono ossessionata dal pensiero che nemmeno al mio ragazzo io possa piacere, anche se lui dice di sì. Penso, senza tregua, a paragonarmi alle altre donne, virtuali o reali. Passo ore e ore allo specchio a studiare come si vestono e muovono le modelle. Ma tanto non basta. Sono brutta.

T: Quali sono le tue migliore aspettative dall’incontro di oggi?

C: Vorrei tornare a essere più libera.

T: Se otterrai più di libertà che differenza speri faccia per te?

C: Che faccio respirare il mio ragazzo e che sono riuscita a fermare la mente per un po’. Sono sempre triste (piange). Non ce la faccio più a vivere così. Se i pensieri si fermassero andrebbe tutto meglio, sarei meno pesante… e lui non mi lascerebbe. E magari inizierei a piacermi un po’. Non starei ore allo specchio per essere perfetta. Sarebbe un miracolo.

T: Ok. Claudia, se da questo incontro tu riuscissi a fermare un po’ questi pensieri, per sentirti più libera e piacerti un po’, potresti dire che oggi è stato utile?

C: Sì.

T: Immagina che stanotte, mentre stai dormendo, avvenga un miracolo, ossia che hai raggiunto le tue aspettative. Poiché stai dormendo, non ti rendi conto che è avvenuto il miracolo. Al mattino svegliandoti te ne accorgi. Qual è la prima cosa che noti di diverso che ti fa dire che il miracolo è avvenuto?

C: Che mi sveglio più serena, perché non ho questi pensieri invadenti. Non mi sembra vero.

T: Cos’hai al posto dei pensieri invadenti?

C: Pensieri leggeri, semplici, vedo che c’è più luce in stanza. Penso di andare da lui.

T: Cos’altro noti?

C: Mi alzo per correre subito da lui per dirgli che finalmente saremo felici, perché ora sto bene.

T: Come si accorge lui che sei cambiata?

C: Perché sono più easy, non sono un tormento. Finalmente ridiamo.

T: Se non sei un tormento, cosa sei?

C: Me stessa. Solare. Una persona normale, che ama la musica e stare in compagnia.

Dopo aver esplorato altri dettagli, le chiedo dove si pone su una scala da 0 a10, dove 10 è il futuro descritto e 0 l’opposto.

C: Prima di entrare ti avrei detto 2, ora ti dico 4.

T: Cosa ti fa dire 4 e non meno?

C: Perché non voglio più stare così. Non sto più facendo finta che vada tutto bene e che questi pensieri li posso gestire. In fondo sono venuta qui. E poi…quando sono entrata non mi sono paragonata a te. Stranamente.

T: Cosa è avvenuto secondo te?

C: Forse, che mi hai spiazzato. Nel senso che mi aspettavo che fossi diversa, invece mi hai accolto col sorriso, e pur dicendomi che eri una bella donna, non ti ho paragonata a me. Ero concentrata sulla sorpresa e sulla tua solarità e accoglienza. Mi hai fatto sentire al sicuro. Non mi era mai successo, eccetto con mia madre e mia sorella.

T: Cosa ti dice di te questa esperienza?

C: Che forse posso farcela se dò spazio ad altre cose.

Abbiamo continuato ad esplorare le risorse e la scala del progresso.

Al termine le ho chiesto di notare in queste due settimane eventuali cambiamenti che emergeranno in modo spontaneo.

In seconda seduta riferisce che i pensieri sono stati meno invadenti, ha discusso col suo ragazzo solo un paio di volte, e che per oltre una settimana ha avuto una profonda leggerezza e la mente calma. Ciò le ha permesso di affrontare i pensieri che arrivavano. Ha anche notato di paragonarsi un po’ meno. Le ho chiesto cosa secondo lei le è stato più di aiuto.

C: Immaginare di essere libera. Mi sono sentita che era possibile e mi ha lasciato questa grande leggerezza e la mente in pace.

T: Oggi, da 0 a 10 dove pensi di porti?

C: A 6. Per tutto quello che ti ho appena detto. Ho avuto la conferma che posso uscirne.

Esplorato altri dettagli, ha immaginato di essere un gradino più su.

C: Mi sveglio serena e con la mente calma e vuota, ma questa volta non sto pensando di correre da lui. Apro la finestra e prendo dall’armadio la prima cosa che mi piace, senza preoccuparmi se ciò che indosso piace a lui, né se è perfetto. Mi guardo allo specchio (si commuove).

Resto in silenzio con lei. Poi le chiedo cosa vede

C: Mi vedo che sono bella, il mio corpo è armonioso, mi piaccio. È come se fosse normale. Mi sento libera, senza la necessità di correre da qualcuno. Voglio stare così… sto bene.

In quel momento non vuole fare altro. Come se si stesse guardando realmente allo specchio. Sto con lei.

Abbiamo lavorato su questa sua “prima volta” allo specchio. Si rende conto che non ha bisogno di un uomo per volersi bene. Pensa che dentro di lei c’è spazio anche per altro. L’ho rivista altre due volte. Poi è volata, libera. Mi ha inviato una foto di lei con le amiche al mare.

Articolo di : Emanuela Cannella