In superficie ma non troppo

Se hai un po’ di familiarità con la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione, saprai sicuramente che non si (pre)occupa dei “perché”. Molte scuole di pensiero insegnano a ricercare e a fornire al cliente delle spiegazioni su come sia giunto alla situazione che lo porta in terapia e su come fare per cambiarla.

Chi si occupa di Terapia Breve Centrata sulla Soluzione non pretende di sapere come i clienti finiscano per trovarsi in difficoltà né tantomeno cosa o come debbano fare per uscirne. Infatti, partendo dal presupposto che è il cliente, con i suoi vissuti, a costruire la propria realtà, indagare i motivi dietro una situazione non lo aiuterà a fare qualcosa per risolverla.

Il terapeuta centrato sulla soluzione si concentra sui più piccoli eventi quotidiani e sulle aspettative del cliente circa il proprio futuro desiderato: restando in superficie ma non troppo, induce il cliente a notare quello che farà con ciò che lo circonda e in risposta a esso.

La prima seduta costruisce una direzione verso questo futuro grazie alla domanda del miracolo e alle tecniche della scala. Il cliente è portato a descrivere cosa noterà e cosa farà di diverso rispetto alla situazione attuale, incalzato dal terapeuta a individuare quello che ci sarà e non quello che smetterà di esserci.

È importante che gli elementi da notare siano realistici e significativi per il cliente: infatti, non è produttivo lavorare su qualcosa di oggettivamente irraggiungibile.

Valutata la discrepanza eventuale tra lo scenario futuro e quello presente, il terapeuta esplora tutte le strategie e le azioni che il cliente sta già attuando, a testimonianza del fatto che possiede già delle risorse, anche se non ne è consapevole: il focus sulla soluzione porta, così, il cliente a notare che sta già facendo dei passi verso il cambiamento.

Che cos’è il noticing?

La vita del cliente si svolge più tempo fuori che dentro la stanza di terapia: vien da sé che il grosso del lavoro terapeutico questi lo faccia da solo e che a lui solo spetti il merito dei miglioramenti ottenuti. Ovviamente non va sottovalutato il ruolo di guida del terapeuta, che lo mette nelle condizioni di notare che cosa lo ha aiutato ad arrivare dove si trova adesso e che cosa noterà nei giorni a venire per dirsi più avanti nel percorso.

È uso comune concludere una seduta di Terapia Breve Centrata sulla Soluzione con la tecnica del “noticing” che recita generalmente così:

Da qui a quando ci rivedremo la prossima volta, vorrei che tu facessi attenzione e notassi tutti i piccoli segnali di miglioramento spontaneo che si verificano nella tua vita, a casa, al lavoro, nel tempo libero, e che ti fanno dire di essere un passo più vicino al tuo futuro desiderato. Magari alcuni segnali ti sfuggiranno e non li noterai, ma tutti quelli che riuscirai a notare e che ricorderai, vorrei che me li raccontassi la prossima volta.

Poiché è molto più facile notare la presenza di qualcosa piuttosto che la sua assenza, il noticing consente al cliente di individuare che cosa è andato bene, che cosa c’è stato di positivo, che cosa gli ha fatto piacere o che cosa vorrebbe che continuasse a esserci nel suo futuro… così come nel suo presente.

La seconda seduta di Terapia Breve Centrata sulla Soluzione si apre con il racconto di quanto notato dal cliente nei giorni precedenti. Dopo aver esplorato un po’ che cos’è cambiato, il terapeuta ripropone le tecniche della scala per valutare insieme se ci sono stati degli avanzamenti o dei peggioramenti rispetto alla seduta precedente, e che cosa il cliente noterà nei giorni a seguire, quando sarà più avanti.

Effetto farfalla

Poiché cambiare non solo è possibile ma addirittura inevitabile, una volta innescato il meccanismo del noticing, questa tecnica viene proposta anche per le sedute successive con l’obiettivo di indurre il cliente a mantenere i progressi fatti.

Ogni incontro si svolge allo stesso modo.

Il terapeuta indaga insieme al cliente che cosa sta funzionando nella sua vita e soprattutto in che modo sta funzionando: si fa descrivere nel dettaglio dal cliente che cosa gli fa dire di essere migliorato, ossia che cosa ha fatto, ricoprendo quale ruolo e com’è riuscito a farlo, in modo tale da fargli notare qualcosa in più di se stesso, magari delle qualità che neanche pensava di potersi attribuire.

Nel percorrere questa direzione, è importante che il terapeuta guidi il cliente nel distinguere tra che cosa ha fatto in prima persona e che cosa, invece, gli è capitato, per riconoscergli ancor di più il merito del suo agito, specialmente laddove si sia trovato a dover affrontare delle situazioni tutt’altro che semplici.

Inoltre, particolare attenzione viene data alla descrizione di che cosa hanno fatto o hanno notato partner, amici, familiari e colleghi, rispetto ai miglioramenti del cliente e che cosa questi ha notato in loro, al fine di valutare i risvolti che i progressi fatti hanno avuto trasversalmente sui diversi contesti di vita del cliente.

In conclusione…

Come per l’effetto farfalla, è stato infatti dimostrato che notare le piccole azioni e i piccoli eventi positivi, che si sono presentati spontaneamente, porti a grandi cambiamenti. Questa visione del cambiamento come del tutto naturale nella vita della persona è espressione di un mindset aperto e dinamico che il terapeuta centrato sulla soluzione adotta e mantiene fino alla fine, ossia fino a quando non è il cliente a dichiarare che il suo problema si è risolto o che non ha più bisogno di un aiuto esterno.

 

Scarica gratis l'ebook sulle Terapie Brevi

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2021). Terapia breve centrata sulla soluzione: Principi e pratiche. EPC srl.

O’Connel, B. & Palmer, S. (2014). Manuale di Terapia Centrata sulla Soluzione, Libri liberi: Firenze

Hoyt, M, F. (2020). Psicoterapie brevi. Principi e pratiche.